La falesia lontana
Questa foto, presa ai confini del mondo (quello Vecchio, almeno) non mi piace solo perché è estiva (ma anche, ovviamente).
Mi piace soprattutto perché il suo vero soggetto è piccolo, lontano, acentrato e sul fondo, mentre l’oggetto centrale, grande, contrastato e in primo piano ne è soltanto la rima, o la prefazione, se preferite.
Changiz Jalayer – (dalla serie “Music without sound”)
Ho ricevuto questa foto dall’Iran da un mio ex allievo ISIA che ora vive e lavora a Teheran, la sua città; come fotografo, ovviamente. La trovo così bella e inquietante che (una volta ottenuto il suo permesso) l’ho voluta mettere qui e le voglio dedicare qualche riga di commento.
Ovviamente al fascino della foto contribuisce anche il fatto che provenga dall’Iran. Non sarebbe la stessa cosa se sapessimo che è stata scattata in Italia. Tutto quello che sappiamo sulla grande e antichissima cultura iraniano-persiana, tutto quello che sappiamo sulla condizione non facilissima in cui vivono le donne nel paese, e magari anche un sacco di reminiscenze dai racconti di Marjane Satrapi, entra in gioco qui.
Il punto di prima attenzione è ovviamente il volto della donna, quasi illeggibile, nascosto da questa elegantissima decorazione floreale. È un’identità che viene insieme negata nei suoi dettagli naturali e fortemente affermata attraverso la scelta del tipo di velo. La donna nasconde la sua apparenza e ostenta la sua essenza.
L’arabesco floreale è un modo violento per alludere alla stessa cosa cui allude il gesto deciso con cui le mani tengono il violino e l’archetto, ma è anche un’allusione implicita agli arabeschi musicali che lo strumento è in grado di produrre, proprio attraverso quelle mani. La donna si nasconde ma la violinista si mostra, si manifesta, si ostenta.
A questo punto, il vestito nero su fondo nero finisce per diventare ciò che non importa, ciò che è destinato a mettere in risalto quello che importa: cioè le mani decise, lo strumento, lo sguardo negato eppure come incollato su di noi – ed è davvero difficile distogliere il nostro sguardo da quello che si intuisce dietro i merletti floreali. Di luce ce n’è appena quanto basta per dare realtà, consistenza, volume alla figura: senza l’alone luminoso sullo sfondo e senza il riflesso sul vestito, le parti luminose uscirebbero direttamente dal nulla – e non è questo l’effetto che si sta cercando.
Per tutto questo, questa immagine è comunque una foto sottilmente e inquietantemente erotica. Già è erotica la musica, di per sé; ma qui, quello sguardo suggerito, quelle labbra che si intuiscono, quel braccio nudo e quel piede ancora più nudo in basso sono davvero conturbanti. Poco importa che quella mano e quel piede, a uno sguardo ravvicinato, non appaiano “belli” secondo i criteri vigenti in Occidente. È la forza con cui si impongono, è il mistero che suggeriscono a insinuare in chi guarda l’idea di una femminilità profonda.
Brrrr! Non so se è freddo o caldo a corrermi per la schiena. Spero proprio che Changiz possa fare una splendida carriera. Mi sembra che se la meriti.
Dettagli (51)
Questo è un Dettaglio che vuole essere un po’ inquietante, a dispetto della luce solare e dell’atmosfera estiva.
L’albero romantico
Un albero romantico, in mezzo a tanto classicismo.
(Il posto è, ovviamente, questo)
Dettagli (50)
Effetto estate (ma è poi la striscia in alto che da senso al tutto).
Gli eucalipti
Ci sarà senz’altro una ragione per cui di questi due alberi, in apparenza esattamente uguali e fratelli, uno ha le foglioline appena nate verdi mentre l’altro ce le ha rosse. Ci mancava che quello in mezzo le facesse bianche, e avremmo avuto una composizione nazionalista naturale.
Però la foto, generata qui, mi piace anche per la strana natura di sculture di questi poveri alberi troppo potati, quasi mani di dolore levate al cielo. Ahi!
Dettagli (49)
Della serie: se Alberto Burri fosse Theo van Doesburg.
Le case in diagonale
Di questa immagine, rubata esattamente qui, mi piace il fatto che il bordo marcato delle pareti, che ogni casa possiede in diversa maniera, crei una composizione di verticali e diagonali che si impone alla percezione un attimo prima di vedere la naturale prospettiva che giustifica spazialmente quelle medesime diagonali.
Per una frazione di secondo, dunque, questa è una composizione cubista alla Braque, in cui le diagonali si affastellano l’una sull’altra, creando uno spazio strano e complicato.
Il responsabile principale di questo effetto è la lunga linea bianca della parete rossiccia al centro, ma una volta focalizzata quella, anche le altre case hanno linee dello stesso tipo, di per sé meno evidenti, ma ora rese evidenti dalla pertinentizzazione operata dalla linea bianca.
Nella frazione di secondo che segue, abbiamo già ricostruito correttamente la terza dimensione, ma la prima impressione non scompare del tutto. Resta comunque un senso di disagio, di spazio incerto. Il fatto è che la casa sul fondo non è affatto parallela alla moschea in primo piano, mentre suggerisce di esserlo; e quindi il punto di fuga delle sue linee è divergente, anziché essere convergente, con quello delle linee della parete del primo piano.
E poi,a guardarli da vicino, ingrandendo la foto, questi muri, anche singolarmente, mi sembrano così interessanti. In particolare quello della casa sul fondo.
Dettagli (48)
Roccia molto tenera, o fango molto duro?
L’edificio nel campo
Non una chiesa, ma probabilmente un magazzino, un antico magazzino militare, visto che il luogo era un forte.
Quello che inquieta, magari proprio perché non lo si nota immediatamente, è il fatto che sopra questo bel campo non ci sia l’orizzonte. Come se il mondo finisse poco più in là dell’edificio bianco.
In verità, in un certo senso, è proprio così.
Dettagli (47)
Senza parole.
La spiaggia
Come si fa a non desiderarla, una spiaggia così?
In verità, il luogo è ancora più bello di quello che sembra, e questo è uno spot pubblicitario. Però bisogna svegliarsi alle sei, e farsi un’ora di strada terrificante, più mezz’ora a piedi, per essere in questo paradiso verso le otto, godersi un paio d’ore di meraviglia. Poi incomincia ad arrivare gente, e a mezzogiorno si scappa dalla bolgia, si fa mezz’ora a piedi, in salita sotto il sole, e un’altra ora di strada terrificante.
Ne vale la pena.
Dettagli (46)
Quello che non capisco, e che mi affascina in questo Dettaglio, è come si possa essere formato questo effetto a partire dalla calce del muro.
È come un qualcosa di biologico, una specie di carne sezionata, che in realtà è muro.
Inquietante.
D’estate
Quando su ci si butta lei,
Si fa d’un triste colore di rosa
Il bel fogliame.
Strugge forre, beve fiumi,
Macina scogli, splende,
È furia che s’ostina, è l’implacabile,
Sparge spazio, acceca mete,
È l’estate e nei secoli
Con i suoi occhi calcinanti
Va della terra spogliando lo scheletro.
Giuseppe Ungaretti (da Sentimento del tempo, 1931)
(è la poesia che sempre mi viene in mente quando penso all’estate – anche se questa foto è meno apocalittica)
Dettagli (45)
Questo Dettaglio vi deve piacere per forza. È un angolo di bagno che gioca a fare Mondrian.
Non può fare a meno di metterci qualche diagonale, però le linee ortogonali proseguono comunque nel riflesso, per cui lui può sperare che l’intromissione non sia davvero così grave.
C’è anche un pochino (poco poco) di sporcizia. Ma insomma, è un bagno! Non si può chiedergli proprio tutto (e persino nei dipinti di Mondrian, a guardare bene bene bene qualche volta qualche minima sporcizia si trova).
Il gabbiano e i ponti
I ponti si vedono. Il gabbiano (di sentinella) pure. La nostalgia emerge. Il fiume spaventa per la sua bellezza.
Dettagli (44)
Il protagonista narrativo di questa immagine è quello che non si vede, ma se ne deduce la presenza attraverso le ombre che attraversano il campo. Ombre orizzontali su filari verticali: e questo incrocio è a sua volta il protagonista visivo di questa foto altrimenti vuota, fatta sostanzialmente di assenze.
Ora provate a guardarla così: su tre lati il campo visivo è incorniciato dal verde; dal quarto lato irrompe l’ombra. Il campo al centro è un campo di battaglia: ombre scure orizzontali contro filari luminosi verticali…
Ma è solo una parodia di battaglia, che non riesce scalfire il dominante senso di pace. Nell’insieme, è solo un Dettaglio di mondo, senza un soggetto specifico focalizzato; in modo che emerga la composizione, l’effetto di insieme. (Ma le storie stanno sempre in agguato)
L’orizzonte ricurvo
Chi l’ha detto che l’orizzonte è dritto? Se si è nel posto giusto, la curvatura della lente dell’obiettivo aiuta, certamente, ma una buona parte il mondo la fa de sé, proprio come qui.
Dettagli (43)
Intitolare questo Dettaglio “Rose al tramonto” sarebbe troppo facile e troppo d’effetto. La rosa è un fiore per la nostra cultura troppo carico di senso simbolico, per poter sfuggire al fascino di questa piccola catastrofe da giardino. Ma anche il contrasto tra il bianco soffice e luminoso dei petali e il bruno rugoso della terra sobillava l’esteta che si nasconde in me. Persino la luce aveva un che di apocalittico.
Insomma, banalità su banalità. Nel complesso, struggente.
La bella in contemplazione
Sì, se ne stava lassù, contro questa bella facciata di azulejos, perlomeno singolare nel suo fare assorto.
Bambola di gomma, scultura in materiale leggero, carne?
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