Baluginano lampi d’ira tra i letterati per il Nobel assegnato a Bob Dylan. La canzone non è letteratura! E’ vero, infatti, così come è vero del teatro. Nella canzone il testo verbale fa parte di un discorso cui la musica concorre in maniera fondamentale, e i semplici testi verbali di Dylan sono solo mezzi testi, e dunque non testi letterari in senso stretto. Ma lo stesso si potrebbe dire del teatro, che non esiste senza la messa in scena (la quale, non di rado, conta assai di più delle parole scritte). Vogliamo dunque contestare anche il Nobel a Dario Fo?
In realtà, avremmo ragione forse più di contestare il Nobel a un uomo di teatro che non a un cantautore. C’è stata un’epoca, sino a non molti secoli fa, in cui tutta la poesia nasceva per la musica. Parte di questa poesia era epica: quando questa recitazione cantata si è incrociata con la cerimonia, è nato quello che chiamiamo teatro. Duro sarebbe dimostrare che la cerimonia è una forma di letteratura, e un certo aspetto cerimoniale il teatro l’ha giustamente conservato.
Quindi, cari amici letterati, tenete presente che contestare il Nobel a Dylan in quanto la sua non è letteratura significa implicitamente avanzare un’istanza ben più forte nei confronti di Dario Fo. Chi si azzarda?
Concordo perfettamente però
Guarda guarda. Scopro giusto ora che Lello Voce dice (più articolatamente) all’incirca la stessa cosa qui
Taggo Lello Voce
Aha. Io ero contrarissima anche a quello a Dario Fo!
però così potremmo dare il nobel per la pittura a E. L. James con le sue sfumature….
Mi sembra un paragone un po’ azzardato. Però se dovesse succedere ne potremmo discutere.
Il tempo e’ galantuomo con la forma. La scrittura di qualita’ sopravvive al tempo. “Cantami O Diva del Pelide Achille” resta mentre le poesie del Marino del Seicento non le vuole nessuno. Tutti d’accordo per il momento? Bene. Io aggiungo: “Your debutante knows what you need, but I know what you want” (Stuck Inside Of Mobile) e’ un bel verso, che sopravvivera’ al tempo, come la bella letteratura, per cui l’autore merita – non importa se e’ romanzo, teatro, canzone, discorso. In una intervista negli anni ottanta, alla domanda “Non ti stanchi di cantare sempre le stesse parole?”, Dylan rispose: “No, I think they are good lines”. Dal 1600 nessuno si e’ ancora stancato di declamare “Noi pochi, noi pochi e felici, noi banda di fratelli”. Tutto qui.