Jodhpur si sta rivelando sorprendente. Sto persino facendo la pace con il Rajastan. Ha un centro storico bellissimo, e anche sorprendentemente tranquillo (per gli standard indiani, ovviamente). Se non fosse per l’onnipresente sporcizia e immondizia sparsa da tutte le parti, sarebbe decisamente gradevole.
E poi c’e’ il forte. Da fuori e’ impressionante. Da dentro e’ bello, sicuramente, ma e’ un po’ reggia, e questo mi stufa. Ma l’architettura e’ davvero particolare, diversa da tutto quello che conosco. Il Forte di Amber a Jaipur resta meglio, ma pure questo si difende bene.
Devo dire che pero’ quello che ho goduto di piu’ sono una serie di cose attorno e non dentro al forte. Per esempio il giardino, molto curato e incantevole, col “giardino di giorno” pieno di fiori dai colori brillanti, e il “giardino di notte” con i fiori che si aprono col buio e spargono i profumi con l’umidita’ della notte, e insieme a loro una massa di piante dalla vegetazione fitta e scura. Da restarci a lungo, cosa che ho fatto.
Da quel lato si scende all’altra parte della citta’ vecchia, con i quartieri dei bramini, pieni di palazzi antichi e bizzarri, piazzette con piante enormi che fanno ombra, templi e nessun occidentale in giro. Pero’, per questo, anche nessun ristorante.
Preso dai morsi della fame ho finito per comperare due cosette fritte, che in India sarebbero da evitare. In verita’ erano buonissime (meglio di qualsiasi altra cosa abbia mangiato qui), pero’ bisogna augurarsi che l’olio in cui hanno fritto non fosse in uso da troppe settimane. Per ora lo stomaco non ha reagito malamente, per cui probabilmente mi e’ andata bene.
Ritornando verso il forte ho voluto provare una via diversa, e mi sono ritrovato per ben due volte di fronte a un lago (due laghi diversi). Erano insieme riserve d’acqua e ostacoli per il nemico. Tutti e due incantevoli, persino puliti (qui l’acqua e’ di solito sozza). Stavo facendo una strada ripida e mi aspettavo, alla sommita’, una svolta o una discesa, e invece mi sono ritrovato quasi coi piedi nell’acqua, col lago che strabordava leggermente e ne usciva un ruscello che scendeva per la strada. Io avevo visto il ruscello, ma quando vedi dell’acqua che corre pensi di solito a un tubo aperto, non a un lago che trabocca.
Attorno e’ tutto verde, rocce e mura di fortificazione. Nell’acqua un sacco di pesci e cormorani che pescano. Poi e’ arrivato un uomo che si e’ seduto e ha incominciato a buttare pasta di pane ai pesci. Sono stato li’ un bel po’. Poi sono uscito e ho preso un’altra strada che credevo mi riportasse nel forte. Invece sono finito sul secondo lago, molto simile al primo, ma con qualche bella architettura sui lati, e un sacco di gente a dar da mangiare ai pesci.
Ho poi trovato la strada giusta. Sono risalito al forte e sceso dal mio lato della citta’, quello del mercato. Poi, eccomi qui. Domani, Udaipur.
Un po’ di turisti europei ci sono, pero’ non tanti, e davvero si perdono nella massa strabordante dei locali. Persino al forte il rapporto era 1 a 10. Molti spagnoli, francesi, italiani, meno tedeschi e inglesi. Ieri seri ho fatto due chiacchiere con una coppia israeliana che si sta facendo un giro di quattro mesi, una settimana ogni posto. Quando ho chiesto che cosa trovano da fare tanto tempo nello stesso posto hanno riso, e hanno detto che di solito gli Israeliani stanno un mese in ogni posto, non una settimana: loro sono quelli veloci.
che bei racconti! 🙂
che bei racconti! 🙂