Devo pagare un debito. Leggo nel blog di Luca Boschi della scomparsa di Paul Gillon, sabato scorso, il 21 maggio. Aveva 85 anni e, sì, devo confessare che non avevo più notizie di lui da tempo. Nemmeno sapevo se vivesse ancora.
So bene, invece, quante volte ho letto e riletto nella mia vita Les naufragés du temps, da lui disegnato tra gli anni Sessanta e i Settanta, sui testi di Jean-Claude Forest. In Italia, usciva su Alter Alter, insieme a molte altre meraviglie che provenivano dalle pagine di Metal Hurlant. Lo stile di Gillon era decisamente più classico di quello di tutti gli altri, e forse mi piaceva per la sua evidente impronta raymondiana.
O forse mi piaceva perché la storia di Forest era, come sempre, indimenticabile, e il disegno di Gillon le dava realtà, consistenza, concretezza. E sembrava reale il pianeta-anello-d’acqua, e l’universo cannibale contenuto nel sistema digerente di un immenso verme; e la bella e inquietante Chinina, la puttana dalla mano d’avvoltoio, destinata progressivamente a trasformarsi del tutto in un mostro…
La fascinazione di quei mondi è stata tale che sono poi andato a cercarla nei disegni di Gillon anche in altre serie, ora più belle ora più brutte – sempre magnificamente disegnate. Non ho voglia, ora, di cercare di capire che cosa mi arrapasse così tanto nel suo segno. Magari lo farò un’altra volta.
La notizia mi fa venir voglia soltanto di riguardarmi ancora quelle tavole, quelle storie, quel fantastico così impossibile, così bizzarro e insieme così vicino, così vero.
Gillon aveva 85 anni e non lo leggevo da un po’. Non posso neanche rispolverare rimpianti che non ricordo dove ho messo.
Però la pagina che posti ha un buon sapore.
Che belle le storie dei naufragi a 3 strisce in b/n uscite su Alter (e poi in quel volume con la cop rossa per la milano libri). Che tristezza quelle storielle a colori su 4 strisce che sono venute dopo.
Non le ho più rilette e non so se l’amore per le prime e la noia scatenatami dalle ultime siano solo legati alle diverse età in cui ho letto i fumetti (e magari anche al contesto: totem comics non era certo paragonabile ad alter, era un’accozzaglia di contenuti, priva di forma da rivista, e pubblicava tantissima merda).
I Naufragi del tempo ha avuto il suo periodo d’oro. Poi credo se ne sia andato Forest, ed è rimasta l’ottima mano di Gillon a cercare di dare magia a qualcosa che non l’aveva più.
Non era (credo) solo la diversa età a cui abbiamo letto le storie; e non era nemmeno solo il contesto (anche se su Totem e Alter sono pienamente d’accordo con te).
Forest! Ecco cosa mancava! Vado a rileggere quelle storie
che storie meravigliose. anch’io le leggevo su alter alter, numeri recuperati nei primi anni ’90 in un sordido buco in un vicolo perugino, dove si vendevano perlopiù giornali porno, ma ogni tanto capitavano delle trouvailles memorabili (tipo intere annate di frigidaire, praticamente nuove, a 500 lire al numero).
un pensiero con gratitudine.
Ne ho conosciuti e sfruttati anch’io dei posti così!
Fantastici! Come frugare nell’incoscio dell’editoria, con tutto il bene e tutto il male possibili