È il 15 agosto, festa dell’Indipendenza dell’India. Seduti sul muretto di recinzione di una grande cisterna invasa di ninfee, a Mamallapuram, questi signori si fanno radere. Sono i borghesi del luogo, la mattina del dì di festa – tutti eleganti, in verità, compresi i barbieri (a parte forse l’uomo in canottiera a sinistra).
La foto mi piace per questo bel ritmo di corpi, a coppie, che progrediscono dall’ombra alla luce, dalla fase preparatoria del lavoro a quelle avanzate, contro lo sfondo della gradinata della cisterna che sembra scendere da sinistra a destra (un effetto prospettico) e il verde delle ninfee dietro ai corpi, e del cespuglio davanti.
Ma soprattutto, che voglia di essere lì, a celebrare questo piccolo rito, all’aperto, la mattina, sotto il sole non ancora troppo caldo!
Per un momento, leggendo il titolo, avevo pensato che fossi passato alla terza persona per definirti 😉
E’ interessante anche come “la mossa del barbiere” replicata dai tre in diverse fasi, doni dinamicità e potenza di racconto al quadro.
Mi ha fatto venire in mente “la lapidazione di Santo Stefano” http://www.artinvest2000.com/carpaccio_lapidazione-san-s.jpg
o in senso fumettistico, a certi “giochi” di Gianni De Luca.
Sì, la progressione del gesto affidata a personaggi diversi intenti al medesimo compito è un classico della narrazione pittorica (anche piuttosto studiato in semiotica). L’esempio canonico è ne “I ciechi” di Bruegel il vecchio, dove le tre coppie di ciechi, da sinistra verso destra, mostrano la progressione della caduta. La foto in questione mi piace proprio perché ci si ritrova questo meccanismo.
Quanto al “barbieri”, il gioco di parole non è stato inizialmente cercato, ma poi nemmeno evitato, consapevolmente.
Ciao