Pensierino di passaggio. Ero l’altro giorno a un incontro in cui si leggeva Omero, a proposito di Odisseo e delle sue lacrime, e di altre lacrime degli eroi. Nel pensare che quello che stavo ascoltando era bello, molto bello, qualcosa non mi quadrava. Come se la parola bello non fosse adeguata.
Poi mi sono reso conto del perché. Bella sarà semmai qualsiasi altra cosa, che abbia qualche tipo di relazione, per somiglianza o opposizione, con il mito greco. Ma il mito greco non può essere definito bello, perché ci siamo cresciuti dentro. Anche chi non lo conoscesse direttamente, in Occidente, sarebbe cresciuto comunque all’interno di una rete di storie che partono da lì, hanno origine lì.
Sarebbe come definire bella la propria mamma. Certo che lo è; non potrebbe che essere così. C’è forse qualche possibilità che non lo sia? Ma bella in senso proprio sarà semmai chi le assomiglia, o chi ne è così diversa da colpirci.
Insomma, la sensazione di bellezza deriverebbe da un qualche tipo di rapporto con l’archetipo. Ma l’archetipo è l’archetipo, bello per forza: come potrebbe non esserlo, essendo l’archetipo?
Non c’è da stupirsi che i Greci, ovvero l’Occidente, abbia adottato la scrittura, copiandola dai commercianti medioorientali, proprio per non correre il rischio di dimenticare l’archetipo, per far sì che Omero ed Esiodo e gli altri potessero essere tramandati senza i rischi della memoria orale.
Se il mito greco fosse andato dimenticato, l’archetipo sarebbe stato diverso, e l’immaginario dell’Occidente pure. Sarebbe stata diversa la sua storia, perché l’uomo fonda le proprie strutture, sociali e tecniche, a partire da un desiderio che si fonda sull’immaginario. Sarebbe perciò diversa la nostra società, la nostra cultura.
Com’è che allora la nostra cultura e civiltà e società non son così belle? L’oralità, cioè la synousia, è il solo modo di comunicare davvero: tutta la perdita di Mnemosyne e senso iniziò con l’esternalizzazione del sapere, decaduto a nozione invece che a pratica di vita – di qui l’orrendo attuale!
Senza scrittura non solo avremmo dimenticato Omero, ma non avremmo nemmeno avuto Platone né tutto quello che segue. Non so se l’attualità di Omero fosse davvero meno orrenda di quella presente. Avere un riferimento e un desiderio non implica che tutti lo vogliano realizzare al medesimo modo, né per i medesimi scopi. Parlare dell’influsso dell’immaginario sulla cultura, anche tecnica, è ben diverso dal pensare che tutto debba essere ideale, o lamentarsi perché non lo è. Non confondiamo le cose!