Me le sono trovate davanti affiancate per caso, e non ho potuto fare a meno di osservare una parentela, una rima, che vi ripropongo qui. La rima mi colpisce perché le due foto non potrebbero essere più diverse: una è stata presa in Algarve d’estate e l’altra sull’Appennino in inverno; in una le diagonali esprimono un pieno (le linee su un muro) nell’altra un vuoto (la fuga dei binari); in una convergono verso sinistra, nell’altra verso destra; in una il bianco è messo a contrasto con altri colori, nell’altra praticamente no.
A dispetto di tutte queste diversità, la rima però si impone alla mia attenzione, e mi costringe a vedere delle altre somiglianze, che altrimenti riterrei irrilevanti: la presenza di un oggetto piatto che sporge dal muro (la base del lampione a sinistra, il cartello “Binario” a destra), la presenza di successioni ritmate in alto (le balaustre dei balconi a sinistra, gli elementi della linea elettrica a destra), il rapporto tra le diagonali e le linee verticali, insieme alla scarsità di orizzontali (salvo che nella casa a sinistra, in entrambe le foto).
Tutte le scoperte del mondo iniziano così, osservando regolarità impreviste. Poi, dopo, si tratta di capire se il tutto è opera del caso, o se c’è una ragione interessante dietro alla regolarità. A volte la ragione interessante non la troviamo, ma continuiamo ad avere l’impressione che ci sia lo stesso, e l’accostamento ci affascina, e pensiamo che ci si debba riflettere sopra di più. Nel campo della comunicazione estetica l’esistenza di questa sensazione è decisiva: le opere che ci piacciono sono proprio quelle che la producono in noi, risvegliando la nostra attenzione con il loro essere interessanti, e non permettendoci di risolverle in una soluzione conclusa. Il mio esempio è piccolo, e magari funziona, un poco, solamente per me.
Io però continuo a guardare e riguardare questo avvicinamento di due mondi, uno caldo e solare e l’altro freddo. Le diagonali bianche in rima me li rendono come due facce della stessa moneta. Non so però, ancora, che moneta sia.
le due immagini così accostate hanno in comune un punto di fuga (quello della balaustra in muratura a sinistra e dei binari a destra). mi viene spontaneo fonderle in un’immagine sola. la moneta è forse quel “puntino” nell’Infinito in cui “s’incontrano” tutte le linee parallele ?
Potrebbe. E grazie per l’osservazione, che mi rivela qualcosa che mi era sfuggita.
Sì, la prospettiva della balaustra si intona con quella dei binari. Ma uno dei binari prosegue nella linea del muro bianco, che invece è in una prospettiva diversa.
Le due immagini sono chiaramente separate e indipendenti, eppure sembrano avere una sorta di respiro in comune; l’una realtà prosegue nell’altra.
È come quando conosci una persona chiaramente diversa da te, eppure ti accorgi di una serie di corrispondenze: una per una magari le vedi, ma ti danno l’impressione che ci sia di più, e quel di più non riesci a metterlo a fuoco.
(È un commento delle 23.55: un po’ di delirio ci sta)