Ricevo da Fandango Libri, fresco di stampa, Astarte, di Andrea Pazienza. Anche se non vorrei dedicare i post di questo blog a fare recensioni, questo è un caso particolare. a cui vale la pena di dedicare qualche riga. Lo è perché Pazienza è stato un grande fumettista, è morto giovane, e questa accoppiata lo ha reso un mito mediatico. Per questo, qualunque cosa si pubblichi o ripubblichi di suo sembra destinato a vendere.
Pazienza è stato un fumettista di grande originalità, non un semplice disegnatore, uno che aveva non solo un segno spettacolare e una stupefacente capacità narrativa, ma anche doti di impaginazione e costruzione grafica della pagina. E il fumetto è fatto anche di questo.
E’ proprio per questo che trovo che il libro pubblicato da Fandango sia un’offesa a Pazienza e al fumetto. Il mitico Apaz non ha mai disegnato quelle robe che vediamo pubblicate lì: è come se si pubblicasse la Divina Commedia mettendo un verso per pagina, e si pretendesse di fare un servizio a Dante!
Dividere così le pagine significa uccidere il lavoro di Pazienza. Certo che emerge il disegno! Ma ci sono tanti altri modi rispettosi per farlo. Meno pagine, e molto più grandi, per esempio, in modo da contenere le tavole intere! Ma poi, certo, i librai non sanno dove metterlo, e non si vende.
Che questo libro sia fatto prima di tutto per vendere lo mostra benissimo la confezione, certamente accurata, con la prefazione ben ostentata di Roberto Saviano, che è uno i cui meriti sono innegabili, ma cosa ci azzecca con Pazienza? E a che serve la lunga appendice sulla storia di Annibale, se non a fare un po’ di pagine, visto che persino ridotto così, una vignetta per pagina, il lavoro del povero Pazienza non è lungo a sufficienza per giustificare la spesa dell’acquisto?
Che idea si farà di Pazienza chi non avesse mai visto l’originale, pubblicato a suo tempo sulla rivista Comic Art? Visto che già in Pompeo aveva fatto pagine di una sola vignetta, probabilmente starà facendo lo stesso anche qui. Ma come mai qui il segno è più grosso in un disegno e più sottile in un altro? E come mai certi disegni sono fatti di poche grosse righe, e altri sono pieni di dettagli e di linee? Potenza degli ingrandimenti e delle riduzioni, per cui cose che nell’originale erano molto piccole o molto grandi, qui si trovano ad avere la stessa dimensione!
Insomma, si tratta semplicemente di un falso, e solo nell’ultima riga della postfazione di Marina Comandini, nell’ultima pagina, si dice che “in questa edizione ci siamo permessi di scorporare la struttura originale delle tavole”. Ma se si fosse onesti, e davvero interessati a valorizzare il lavoro di Pazienza – e non potendo, per ragioni commerciali, utilizzare un formato troppo grande – perché non usare lo spazio dedicato a quell’inutile biografia di Annibale per far vedere, almeno in piccolo, la struttura originale delle pagine? Si sarebbe salvata la qualità del segno grafico, ma almeno si sarebbe avvertito il lettore del prezzo che si stava pagando.
I post di Luca Boschi avevano creato in me molte aspettative. Ma ho troppa stima di lui per pensare che li abbia scritti avendo già visto il libro. Presumibilmente avrà avuto la notizia e avrà pensato bene di divulgarla, come avrei fatto anch’io al suo posto, e chiunque altro ami il lavoro di Pazienza.
L’impressione, decisamente sgradevole, che mi resta, è che le spoglie di Pazienza siano un po’ come quelle del maiale: non se ne butta via nulla.
Non ho visto ancora il libro ma ecco spiegato quel formato orizzontale assurdo…
Sono senza parole quando si fanno operazioni come queste. Smembrare una tavola è privare il fumetto di una delle sue caratteristiche. è come pubblicare una poesia una parola alla volta…
C’è da restare basiti. Non ci sono parole, davvero.
grazie per l’indignazione e la segnalazione; visto in vetrina, già quel Saviano stonava, ma potevo pensare d’esser prevenuto, ora son certo di ciò che temevo
peccato che Marina si sia prestata allo scempio, dai
caro Daniele, la tua analisi è come sempre acuta e puntuale.
In effetti per rendere la forza delle tavole la Fandango avrebbe potuto benissimo utilizzare il formato usato per Visca e per il catalogo della mostra di San Menaio. Non si capisce la fatica di scansionare e rimontare le vignette una a una, fare quel lavoro sul lettering, per un risultato che sta facendo gridare al sacrilegio i vecchi lettori e i critici più sensibili. A questo punto mi vengono dei dubbi sul Prevert: non avendo mai visto gli originali, mi chiedo se anche in questa edizione i criteri filologici sono andati a remengo.
Da parte mia ho cercato di leggere Astarte come se non conoscessi l’opera originale, quasi mi fosse capitato per le mani il volume di un autore di fumetti sconosciuto, e vi ho trovato un epicità che all’epoca non colsi appieno. Miracoli del vecchio Paz.
Bruso, posso aiutarti io (ne possiedo le fotocopie da tre lustri): i criteri filologici di Prevert sono stati rispettati… hanno “solo” dimenticato di mettere l’ultima tavola, col fumetto/poesia dello spazzino.
Immagino che la porcata di Astarte sia dovuta all’esigenza di far venire fuori un libro da una manciata di tavole e di proseguire la collana orizzontale di prevert
Operazione ignobile.
Come il 99,9% delle ristampe dedicate al vecchio Paz. Che, come tutte le rockstar, è condannato a un destino di avvistamenti postumi degno di Morrison, Elvis e Lennon.
[…] politica | Leave a Comment Andrea Pazienza è nell’aria (grazie all’infelice riedizione del suo Astarte) ed è nell’aria anche la politica (grazie all’infelice esito delle elezioni, e a tutto […]
mi sa tanto di raschiatura del barile. Un’operazione assurda, se poi si pensa che è rivolta agli appassionati di comics e non a lettori occasionali è doppiamente assurda, prima per lo scempio e poi perché chi è un po’ più addentro alle cose ci metterà un attimo a svilire il volume, e nel ristretto (purtroppo) giro queste notizie viaggiano alla velocità della luce, ed allontaneranno i potenziali acquirenti. Una roba alla Tafazzi, insomma…
Cazzarola Nooo! E io che aspettavo una bella edizione di Astarte da leggere coccolare e adorare . Mapporca!
Astarte è stato al centro di una discussione appassionata con ospiti a pranzo qualche giorno fa. Ne parlerò presto. Ma il punto è che… anche questa edizione di Fandango funziona… Il libro è stato letto dai presenti ed è stato dichiarato un capolavoro, o cmq molto interessante. Ho mostrato anche la versione originale, ma questo aspetto non ha suscitato alcuno scandalo.
Caro Michele
quando ne parli, se parli anche dell’episodio dei tuoi ospiti, sarei curioso di sapere che tipo di lettori erano, e che competenza fumettistica avevano.
Voglio dire, il lavoro di Pazienza è comunque straordinario. Lo scandalo, agli occhi miei e di tanti lettori di fumetti, è che se ne sia occultato un aspetto che noi riteniamo cruciale. Però se qualcuno non sa che quell’aspetto esiste può apprezzarlo lo stesso.
In altre parole: se uno della Cappella Sistina vede solo i dettagli, e non sa che stanno l’uno accanto all’altro a comporre un insieme che è straordinario anche nell’insieme, ha comunqe davanti qualcosa di altamente apprezzabile, degno di meraviglia anche così. Ma quando uno lo sa, non dice per questo che il lavoro di Michelangelo ridotto così fa schifo. Dice solo che lo si è ridotto a qualcosa di minore di quello che in verità è; e che siccome si poteva anche fare in un altro modo senza grandi problemi, l’operazione è violentemente scorretta, al limite del falso.
Comunque aspetto il tuo post, con il tuo discorso completo.
Ciao
db
certamente… ma noi chiediamo la certificazione di una competenza filmica quando parliamo di spettatori di film? e serve competenza fumettistica per leggere un fumetto? ma in realtà voglio arrivare altrove. in quel post pranzo ho appunto mostrato anche la versione originale… anticipo che sono cmq d’accordo che sarebbe stato il caso di pubblicare anche le tavole intere. a presto!
caro omonimo ginevra,
la motivazione – addotta da chi ha pensato a questa sorta di edizione – di voler far leggere i particolari regge a mio avviso davvero poco: sarebbe bastata un’edizione 1:1; a te non sorge il sospetto che la frantumazione dell’opera sià dovuta all’esigenza di riempire il volume con un’unica (comunque splendida) storia?