Rinvio al post immediatamente precedente per i termini della polemica (e ovviamente al post di Stefanelli che ha iniziato il tutto).
Parliamo di Ally Sloper. Già nel 1884 (ovvero 12 anni prima di quel mitico 1896) aveva un successo tale in Gran Bretagna, da permettergli di apparire su una rivista dedicata (Ally Sloper’s Half Holiday). Ma era, non dimentichiamolo, una rivista per l’infanzia, e ancora per l’infanzia lavorava Wilhelm Busch. Le cose sono diverse per Caran d’Ache, ma questo non impedisce anche alla tradizione francese di essere prima di tutto rivolta ai ragazzi.
Da questo punto di vista, in Italia, Francia, Gran Bretagna e Germania le cose avvengono all’incirca allo stesso modo; e il pregiudizio che associa il fumetto ai bambini ha proprio questa origine.
Negli USA, quello che fanno Outcault e soci è rivolto sin dall’inizio a un pubblico adulto (pur strizzando l’occhio ai bambini). Questo una differenza la fa. E il cinema non ha niente a che fare con tutto questo, né di qua né di là dall’oceano: oltre a non essere ancora nato quando queste cose hanno inizio, prima di diventare un modello a cui una parte dei fumetti si ispira bisogna arrivare almeno agli anni Venti.
Che poi la narrazione per immagini dell’Ottocento sia un campo di grande interesse, è difficile dubitarne. Ma bisogna anche capire a chi si rivolge il discorso; altrimenti si rischia di confondere le esigenze di semplificazione richieste dai testi per ragazzi con esigenze di differente espressività. Presumibilmente entrambi questi tipi sono presenti nella narrazione per immagini dell’Ottocento; e certamente i testi per ragazzi sono più sensibili alle innovazioni sia perché meno sacralizzati dalla dignità artistica, sia perché rivolti a un pubblico che vive già un mondo diverso.
Ma allora, in questi termini, il 1896 diventa anche il momento in cui una certa narrazione per immagini esce definitivamente e sistematicamente dal ghetto (protetto ma chiuso) della produzione per l’infanzia: quello che in Europa accadrà solo molti, molti anni dopo. (E non contano i casi singoli: stiamo parlando di grande diffusione)
giornata da blogger 😉
Vero, Daniele, una differenza di target c’è. Ma in realtà molti coevi (e precedenti) di Sloper non erano affatto per ragazzi. Inclusi Topffer, Cham, ‘Simplicissimus’, e centinaia di autori come caricaturisti, illustratori ecc. (a far la lista sono più bravi Smolderen, Gadducci o i colleghi stranieri che studiano l’immagine illustrata ottocentesca).
E resta un punto: la forma culturale è la stessa. E per me non è sufficiente mettere a fuoco in modo esclusivo un “cambio di target”, come fattore in grado di produrre una sorta di “effetto-valanga”. Anche perché di valanga non si tratta: ribadisco, la forma & supporto sono identici: Teja e Mussino, a 20 anni di distanza, fanno le stesse cose (fumetti) per gli stessi supporti (periodici per famiglie).
E poi la teoria dell’ “uscita dal ghetto” è in parte utile, ma in parte somiglia troppo alle teorie del diffusionismo tecnologico (quelle contestate dal filone del social shaping of technology): un riduzionismo che suona un po’ determinista.
ciao,
Ma Ally Sloper non è un “fumetto” per l’infanzia. Nasce su una delle tante imitazioni di Punch, Judy, evidentemente come parodia del nume tutelare della più affermata rivista. Vero è che si rivolge a un pubblico più popolare e quindi magari interessato a passare la rivista anche ai ragazzi. Il titolo del primo episodio, “Some of the Mysteries of Loan and Discount,” non sembra fatto per attirare un pubblico infantile, né i comportamenti di Ally, che spesso ha in tasca una bottiglia e vive di espedienti spesso disonesti, sembrano avere un intento anche solo lontanamente educativo.
D’altra parte ho l’impressione che il suo successo sia stato un po’ sopravvalutato, e che buona parte dell’attrazione esercitata dalle riviste sulle quali compariva dipendesse da strategie di marketing (concorsi a premi, gadget) non molto dissimili da quelle attuali.
Ciò detto, concordo pienamente con la tesi tradizionale che il fumetto come è inteso oggi nasce più tardi, negli Stati Uniti, anche se forse Outcault non è il candidato ideale per il ruolo di padre fondatore.
[…] pare sia arrivato il momento (penso a certe discussioni ’storiografiche’ avvenute qui e qui) di rilanciare la palla anche “in […]