Vertigo, supereroi caduti dall’empireo
Il Sole 24 Ore, 27 febbraio 1994
Se c’è ancora qualcuno che crede che un prodotto seriale non possa essere un prodotto di alta qualità, le serie a fumetti che l’americana Dc Comics pubblica sotto l’etichetta “Vertigo” potrebbero costituire la prova definitiva della sua scarsa perspicacia. Si tratta di un nutrito gruppo di serie a fumetti, con cadenza mensile e diffusione piuttosto ampia, in America come in Europa, dedicate a un pubblico adulto e amante più della psicologia che dell’avventura. I titoli più di rilievo sono Hellblazer, The Sandman, Animal Man, Shade The Changing Man, Doom Patrol, Kid Eternity, Swamp Thing. Non bisogna lasciarsi ingannare da questi titoli dal sapore di comic book di supereroi. Persino Animal Man, il personaggio che, del gruppo, possiede ancora maggiormente le caratteristiche del supereroe, è il protagonista di storie che hanno per oggetto più il suo difficile rapporto con la propria famiglia e con la collettività, piuttosto che mirabolanti imprese contro supercattivi o supercatastrofi. Anzi, quando qualcosa del genere succede (e succede sempre in un modo assai più interessante e imprevedibile che nei fumetti di supereroi standard) l’aspetto più rilevante e narrativamente curato della vicenda è l’effetto psicologico degli eventi sulla moglie, innamorata ma un po’ spaventata dai poteri del marito, sul figlio, un quindicenne sbalestrato come tutti i quindicenni con una famiglia difficile, sulla figlia, una bimba che ha ereditato strani poteri dal padre e li usa per giocare, inconsapevole dei disastri che potrebbe provocare, e infine sul protagonista stesso, dilaniato dalla doppia vocazione di padre e custode, superpotenziato, della vita animale.
Anni fa, Animal Man era un supereroe come tutti gli altri, potente, tutto di un pezzo, e un poco tontolone, alla Superman, anche se così poco importante da non avere una testata a suo nome. Poi arrivò uno sceneggiatore, Grant Morrison, che prese il personaggio e lo rimodellò a modo suo. Qualcosa di simile era già successo anche a Swamp Thing, che però era già all’epoca una stella dell’universo Dc Comics: Alan Moore ne aveva scritto le storie per qualche anno, e trasformato trame e personaggio. Fu ancora Morrison a trasformare Doom Patrol, mentre Peter Milligan riprese Shade, un personaggio di molti anni prima, e Jamie Delano John Constantine, il protagonista di Hellblazer, estraendolo dalle pagine di Swamp Thing. Anche The Sandman era un personaggio degli anni Quaranta, ripreso più volte senza grande successo, che Neil Gaiman ha ricreato qualche anno fa facendolo il dio dei sogni in persona. Insomma, una piccola costellazione si supereroi caduti dall’empireo un poco vacuo delle super-storie verso un mondo narrativamente ben più consistente. Difficile sarebbe individuare oggi un filo comune a queste serie, eppure le lega una forte aria di famiglia. Le lega, sostanzialmente, una certa vocazione al fantastico e all’introspettivo. Hellblazer, la serie più “nera” del gruppo, ha come tema principale le malinconie e le depressioni di John Constantine, “mago” o stregone moderno, trascinato suo malgrado in vicende inquietanti, che mettono spesso a repentaglio la sua salute mentale. Il tema della follia è ancora più centrale in Doom Patrol e soprattutto in Shade: nella prima attraverso l’impossibilità ricorrente di comprendere il piano di realtà su cui si svolgono le storie, e nella evidente assurdità delle figure degli antagonisti; nella seconda invece proprio come argomento diretto e dichiarato della narrazione. Shade è un alieno arrivato in Terra e incarnato per combattere un altro alieno, “the American Scream”, versione paranoide dell’American Dream, che si manifesta occasionalmente sotto le spoglie di un gigantesco e delirante Zio Sam, e più ricorrentemente sotto forme di isterismo collettivo. In questo contesto le storie stesse di Shade rincorrono un senso che è continuamente deviato da divagazioni narrative allucinate, come se la follia invadesse non solo i contenuti, ma i modi stessi del raccontare.
Il protagonista di The Sandman, la testata più bella del gruppo, è il dio dei sogni in persona, talvolta chiamato Morfeo, ma più spesso Dream, sogno. Con i suoi fratelli, Desire, Despair, Death, Destiny e Delire, forma il gruppo degli Endless, i “senza fine”, divinità romantiche che intrecciano le proprie passioni alle vite degli uomini. Di rado Dream è davvero protagonista delle storie di The Sandman; si tratta piuttosto di storie che riguardano persone comuni, aventi la sua presenza come tema ricorrente. Gaiman è un vero maestro del fantastico, capace di giocare sul tema del sogno a livelli di estrema raffinatezza.
Un altro tema ricorrente delle storie di queste testate è l’ecologismo. Oltre ad Animal Man, il cui potere è quello di immergersi nella rete della vita animale sentendola come da dentro, e trasformandosi in qualsiasi animale egli voglia (o in qualsiasi animale egli stia troppo sentendo), Swamp Thing è una sorta di divinità vegetale, abitante nelle paludi della Louisiana, e tutt’uno con la grande rete del mondo delle piante.
Un bravo autore può insomma riuscire a scrivere delle belle storie a partire da qualsiasi materiale, non importa quanto “basso” esso sia, purché davvero si ponga il problema di reinterpretarlo da capo. E se le serie rappresentano un oggetto particolare nel fumetto americano, che raramente è così intimistico e fantastico, la stranezza spiega facilmente, la maggior parte degli autori è inglese, e ben orgogliosa delle proprie tradizioni narrative.
Animal Man è pubblicato in Italia sulla rivista American Heroes. Swamp Thing, Sandman, Shade e Hellblazer compaiono su Dc Comics Presenta. Per gli altri aspettiamo ancora.
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